PAGHERETE CARO, PAGHERETE TUTTO
LEGGE
PINTO: UN’OPPORTUNITÀ DA COGLIERE La legge n. 89/01 prevede un indennizzo a
favore di tutte le vittime delle lungaggini processuali
19
novembre 2009 – 16:12
Alla
notizia – oggi risaputa – che l’Italia è la nazione europea più sanzionata
dalla Corte di Giustizia per violazione dei diritti umani, non pochi avranno
pensato alla solita esagerazione giornalistica. Ma il paradosso è subito
spiegato dove si consideri che la causa principale di tali condanne è
costituita dai tempi abnormi della giustizia, che ci vede fanalino di coda nel
rapporto tra tempi e costi dei processi.
La
montagna di ricorsi riversati sulle scrivanie della Corte per violazione
dell’art. 6 della Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo, indusse l’Europa,
negli anni ’90, ad imporre all’Italia una soluzione interna che fungesse da
“filtro” rispetto alla giurisdizione sovranazionale. Eppure, ad oltre 8 anni
dalla sua entrata in vigore, il rimedio predisposto dal legislatore italiano,
la c.d. Legge Pinto (dal nome del suo estensore, Michele Pinto) resta ancora
per molti un’opportunità non sfruttata.
Si
tratta di una normativa di semplice applicazione, che garantisce a tutte le
vittime dell’eccessiva durata dei processi, siano essi di natura civile, penale
o amministrativa, tanto per gli attori che per i convenuti, la possibilità di
adire la Corte d’Appello territorialmente competente, al fine di veder
risarcito il danno morale sofferto in conseguenza di un procedimento
protrattosi oltre un limite accettabile. Per orientamento giurisprudenziale
ormai consolidato, il danno non patrimoniale, costituito dalla condizione di
ansia e dal patema d’animo sofferto, è invocabile anche dai membri di persone
giuridiche, società di persone e di capitali.
La
procedura, che è totalmente esente da contributo unificato e spese di notifica,
si esaurisce in una singola udienza e garantisce una pronuncia nell’arco di
pochi mesi dal deposito del ricorso. Per ogni più dettagliata informazione
tecnica in merito a modi e tempi della procedura, opportuno comunque rivolgersi
alla consulenza di un legale, onde valutare anche gli aspetti sostanziali del
singolo caso.
Dal 2001
al 2008, ben 118 milioni di euro sono stati erogati dallo Stato a cittadini
ingiustamente vessati da una giustizia lenta, inefficiente, frustante per le
legittime aspettative delle parti coinvolte. Costi enormi, dunque, per le casse
dell’Erario, in un sistema Italia che non riesce ancora a risolvere una delle
questioni più drammatiche e più direttamente incidenti nella vita delle persone
e delle imprese.
Non a
caso, è attualmente allo studio del Consiglio dei Ministri una proposta di
riforma legislativa volta a rendere la procedura più difficilmente accessibile
ed i risarcimenti più magri. Un cambiamento probabilmente imminente che
suggerisce di attivarsi in tempi brevi, a tutela di un diritto costituzionale
che – per cause che affondano le loro radici in problemi antichi e della più
diversa natura – si vede purtroppo quotidianamente violato nelle aule
giudiziarie.
Il
dibattito sulla giustizia infiamma la politica, divide l’opinione pubblica,
riempie i salotti televisivi. Di sicuro impone una severa riflessione perché,
come già ricordava il grande giornalista Walter Lippmann, “in una società
libera, lo Stato non amministra gli affari dell’uomo. Amministra la giustizia
tra gli uomini che conducono i propri affari”.